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Idee-intento e forma-contenuto

  • Jörg M. Colberg
  • Dec 14, 2016
  • 6 min read

Mi è capitato di leggere questo articolo molto interessante sull'argomento Fotografia moderna. L'autore Jörg M. Colberg nasce in Germania nel 1968 e vive negli US. E' fondatore ed editore del sito Conscientious Photo Magazine (http://cphmag.com/) blog dedicato alla fotografia contemporanea fine-art. Ha lavorato come ricercatore in astronomia dal 2002 al 2010 e attualmente è professor of photography alla Hartford Art School. (fonte wikipedia)

L'articolo tradotto in italiano tratta dell'importanza delle idee e degli intenti in contrapposizione e in equilibrio con la forma e il contenuto delle fotografie per raggiungere il giusto compromesso che rende un lavoro armonioso e degno di interesse. L'articolo pone in parallelo la pittura e la fotografia prendendo spunto dal testo di David Salle (famoso pittore contemporaneo e critico d'arte americano) How to See (purtroppo non disponibile in versione italiana). Buona lettura!

Idee-intento e forma-contenuto

di Jörg M. Colberg (professor of photography at Hartford Art School/University of Hartford)

L'argomento che di seguito affronto non si limita esclusivamente al mondo della fotografia. David Salle nella sua introduzione del testo How to See afferma: "Una visita in qualsiasi scuola d'arte importante di oggi rivelerebbe una cosa in comune: l'intento dell'artista riveste di gran lunga una maggiore importanza rispetto alla sua realizzazione cioè all'opera stessa. La teoria abbonda, ma la percezione visiva concreta è a bassi livelli. A mio avviso, l'intenzionalità è semplicemente sopravvalutata. Mettendo il carro davanti ai buoi, si percepisce l’inutilità, ci si arrende e la si abbandona.” Dovrebbe essere semplice applicare questa linea di pensiero alla fotografia, che è quello che intendo fare qui.

Le forme d’arte più recenti, fotografia o video, non sono considerate predominanti nel libro di Salle. L’autore (che è un famoso pittore) sembra più a proprio agio con quello che conosce, con il suo medium, la pittura e qualche scultura. Si potrebbe pensare di forzare un po’ la mano nel tentativo di fare in modo che i suoi argomenti possano essere estesi anche a queste forme d’arte basate sulle macchine, dato che gli argomenti si basano sia sulla loro forma fisica, gli strati di vernice, e sia al modo in cui questi vengono messe sulla tela. Nella fotografia non prendiamo in considerazione (e non possiamo farlo) la formazione delle opere allo stesso modo della pittura. Le fotografie, come sappiamo, non hanno superfici. Non ci sono materiali che si accumulano lentamente. Soprattutto in questi tempi, ogni fotografia stampata sembra fondamentalmente la stessa, una generica stampa a getto d'inchiostro prodotta da un file che è stato realizzato con una telecamera altrettanto generica (alcune fotografie come telegrammi "Mamiya 7," giusto?).

Ma l'assenza di esecuzione del creatore nel senso pittorico discusso da Salle non deve ingannarci. In fotografia, ci sono alcune eccezioni, si trovano ad esempio pesanti post-produzioni, sia in campo analogico (in cui potrebbero essere aggiunti materiali sopra gli altri), sia in campo digitale (in cui il processo stesso potrebbe includere un gran numero di ritocchi) . Ma attualmente la Fotografia contiene lo stesso meccanismo di accumulo di materiale della pittura cioè le singole fotografie giocano lo stesso ruolo della vernice e il progetto finale ha il ruolo di dipinto, la "cosa" finale da considerare. In questo modo ha senso utilizzare gli argomenti di Salle.

Le idee e l’intento nella Fotografia giocano gli stessi ruoli antagonisti e con gli stessi pesi che vengono combattute dalle forme e i dai contenuti nella Pittura. La battaglia si combatte in tutto il mondo ed è soprattutto una battaglia sull’interpretazione. Si combatte nelle scuole d'arte ma è combattuta ovunque ci siano discussioni sulla Fotografia.

Non è chiaro per me se ci sono fazioni estremiste in lotta fra loro. Suppongo in senso stretto che si potrebbero collocare i fotografi concettuali all’estremo delle "idee-intento" e forse i fotoreporter e i documentaristi ortodossi sull’altro estremo "forma-contenuto." Questa separazione è avvertita come un po' semplice (se non semplicistica) ma c'è un fondo di verità …

Naturalmente, le mere idee e i puri intenti senza forme e contenuti (o forse per rendere la frase più accurata, con forme e contenuti mancanti) non sono particolarmente interessanti – si pensi ad esempio a quanto possa essere noiosa la fotografia concettuale dove si spendono al massimo cinque minuti a guardare le immagini. E mere forme e contenuti senza dietro appropriate idee o intenti cadono altrettanto in breve, anche se qui il problema potrebbe diventare potenzialmente confuso (vedi il mio precedente articolo Why does it always have to be about something? Perché ci deve sempre essere qualcosa?).

Ci sono alcuni sviluppi recenti che hanno ulteriormente intorpidito le acque. La scoperta del fotolibro ad esempio. Non è così difficile realizzare un album fotografico con la ricerca di immagini abbastanza buone che in realtà non sono tutte così buone, soprattutto se si aggiungono molti ornamenti superflui (bells and whistles, campane e fischietti). Tuttavia, anche se le immagini non sono buone, un esercizio ben eseguito in astuzia, stampato in una tiratura di 300 copie è probabile che ottenga un notevole successo, sicuramente almeno un posto su uno di quei molti, moltissimi elenchi (shortlists).

Inoltre su Internet la necessità costante di materiale per i più grandi siti di informazione non ha necessariamente aiutato tanto la Fotografia. C'è davvero solamente poco buon materiale a disposizione. Il resto dovrà mascherarsi con apparenze gratuitamente aggiunte, lanciando ai fruitori un sacco di aggettivi esagerati, pubblicità o promesse (o solo quelle). Così va.

Ma l’atto di scegliere in tutto questo mondo è nostro ed è davvero una scelta consapevole. Personalmente credo che alla fine ci sarà un equilibrio tra idee-intenzione e forma-contenuto per il desiderio di vedere il meglio. Questo è quello che si deduce. Questo è anche ciò che rende la fotografia così difficile. È molto semplice premere il pulsante per ottenere un’immagine. Lo fate 50 volte e avete ottenuto il vostro bel progetto. Ma di solito non è quello che vi darà qualcosa di buono nel caso venga esaminato attentamente. È molto difficile invece ottenere una buona immagine, e poi ancora più difficile ottenere un buon progetto pieno di buone immagini.

Come fotografi, probabilmente dovrete affrontare il problema di idee-intento e forma-contenuto contemporaneamente da entrambi gli estremi. Ciò è difficile, perché è molto semplice avere un'idea e quindi produrre qualcosa di buono intorno ad essa piuttosto che essere in grado di avere quella idea ed evolverla sulla base di quello che sta venendo fuori dalle immagini.

Con "più facile" intendo più facile in tutti i sensi della parola, in particolare il pensiero della propria comodità (comfort zone). Le idee tendono a formarsi adeguatamente al contrario delle immagini. Chi vorrebbe andare da qualche parte senza avere una meta precisa? Questo è davvero come dovrebbe funzionare, presumendo che siamo nel regno delle arti. Ma anche al di fuori di esso, ad esempio quando abbiamo a che fare con la forma documentaria, ci dovrà essere una scoperta (in caso contrario è solo mera propaganda, giusto?).

Forse questo è più facile da comprendere con esempi. L'equilibrio tra idee-intenzione e la forma-contenuto è tanto importante in Bernd e Hilla Becher quanto lo è in Robert Frank di Americans. Questo è davvero ciò che si deduce. Se non sei un brontolone dogmatico dovrai ammettere che guardare una serie di fotografie di torri dell'acqua sulla parete di un museo fornisce lo stesso livello di stupore che guardare attraverso le immagini di Americans - anche se lo stupore si manifesterà in modi molto diversi (e che rende entrambi così eccitanti). Uno può preferire l’uno o l'altro. Ma sarai costretto a toglierti il cappello di fronte a quello che non hai preferito. Entrambi sono così armoniosi, così ben fatti, così assolutamente viscerali che alla loro presenza la tua resistenza sarà semplicemente futile. Questa è una buona definizione di grande fotografia: si tratta di fotografia perfettamente bilanciata tra idee-intenzione e forma-contenuto in modo tale che le fotografie vi incanteranno, anche se non le appendereste mai sopra il vostro divano. In altre parole, non si tratta di quella che è la vostra preferenza o ispira il vostro senso dei dettami del gusto, ma di quello che l'opera in questione impone. E ciò accade solo perché il suo creatore si è spinto nel difficile compito da raggiungere del giusto equilibrio tra le idee-intenzione e la forma-contenuto.

Come fotografo quindi dovrai affrontare i problemi tutti in una volta - se davvero vuoi avere quell’armoniosità del lavoro che offre così tanto, indipendentemente da quanto tempo uno spettatore guarda. Indipendentemente da dove ti collochi su quella linea tra "idee-intenzione" e "forma-contenuto", si dovranno avvertire dalle tue foto entrambe le estremità. E non si può ... Beh, invece tu puoi, ma non dovrai cedere alle tentazioni, sia che tu stia realizzando un libro veloce, sia che tu stia illuminando un giovane curatore il cui background culturale dei suoi, diciamo, studi curatoriali non gli permette di comprendere la piena complessità della forma fotografica e dei contenuti . Dovrai invece volere entrambi.

Pescara, 2016 - Giulio Gigante

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